mercoledì 15 dicembre 2010

Riforma Gelmini senza pro ma solo contro

Mariastella Gelmini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in carica dal 2008 con il IV Governo Berlusconi, all'indomani della sua nomina, ha voluto riesaminare il settore di sua competenza, attraverso l’emanazione di una serie di provvedimenti. Già con la legge 133/2008 sulle Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanzia pubblica e la perequazione tributaria, un atto normativo riguardante principalmente la finanzia pubblica, sono presenti misure inerenti il mondo universitario ed accademico. Il suo primo provvedimento specifico è stata la legge 169/2008, già decreto-legge n. 137 sulle Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università. Esso annuncia una serie di modifiche al sistema italiano della pubblica istruzione.
Lo scopo di tali interventi legislativi è stato quello di riformare il sistema scolastico italiano.
La riforma, meglio nota come riforma Gelmini, è entrata in vigore a partire dal 1° settembre 2009, per la scuola primaria e secondaria di primo grado. Per la secondaria di secondo grado occorrerà aspettare il 1° settembre dell’anno in corso.
Tra le novità, ha avuto grande eco presso l'opinione pubblica, la reintroduzione del maestro unico e la riduzione dell’orario di lezione. In particolare, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia si è passati da 40 ore a 24 settimanali e da 2 a maestra unica. Per la primaria, a 24 ore settimanali e maestro unico. Per la media inferiore si passa da 32 a 29 ore, potenziando l’italiano, la matematica e l’inglese. La scuola secondaria di secondo grado, in particolare gli istituti tecnici e professionali, subirà un taglio di 4 ore settimanali, incluso l’uso dei laboratori.
Queste scelte comportano, indubbiamente, una penalizzazione del personale in esubero con possibili preoccupanti conseguenze anche per il personale precario che così ha serie possibilità di rimanerne fuori. Per contro, dopo un innalzamento del limite minimo legale di allievi per costituire la classe, si prevede un aumento del numero massimo degli stessi per classe. Ciò ha suscitato discussioni animose da parte della categoria degli insegnanti, i quali sostengono, in primis, che questa decisone penalizza la qualità del servizio e, a maggior ragione, a fronte di una reale emergenza educativa che, con le classi affollate, è difficile da realizzare. Ma il ministro replica affermando che il rapporto docenti-alunni è il più basso degli altri Paesi, ma la qualità pure, quindi il ridimensionamento degli organici non può incidere sulla funzionalità del servizio scolastico. I sindacati ribadiscono che il rapporto di cui sopra è basso per via dell’inserimento dei disabili nelle classi, che richiede maggiore attenzione da parte degli stessi insegnanti. Comunque il Ministro rassicura sostenendo che «le dotazioni organiche terranno conto delle esigenze degli utenti, a cominciare dal tempo pieno».
Per concludere, la motivazione principale di questa scelte, a detta del Ministro, è comunque quella di adeguare il rapporto tra studenti ed insegnanti, alla media europea, concorrendo, in tal caso, anche ad una riduzione della spesa pubblica scolastica, secondo quanto stabilito dalla finanziaria.

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